Casate Calabresi

DUCATO DI CALABRIA



Il ducato di Calabria (successivamente Thema di Calabria) fu un possedimento romeo in Italia, che comprendeva inizialmente parti delle attuali regioni di Calabria e Puglia, e successivamente solo la parte meridionale dell'attuale Calabria.

Premesse e nascita del ducato

Con una guerra quasi ventennale (535-553) l'imperatore Giustiniano I (482-565) riconquistò l'Italia abbattendo il Regno ostrogoto, ma l'invasione dei Longobardi del 568 ruppe definitivamente l'unità politica della penisola. Infatti, si formò un Regno longobardo, con capitale Pavia, il cui territorio era perlopiù controllato da un'aristocrazia fortemente autonoma, che separò geograficamente i territori, in prevalenza costieri, rimasti in mano romana. Tuttavia, anche le suddivisioni amministrative di Costantinopoli videro crescere la loro autonomia: tra questi il ducato di Calabria, con capitale dapprima Otranto e successivamente Reggio, centro urbano regionale posto sulle rive del mare, conquistata nel 536 dalle truppe bizantine guidate da Belisario.

I territori italiani risultano così frammentati in una serie di nuclei locali, alcuni dei quali si avviarono a diventare stati autonomi (la Repubblica di Venezia, il Ducato di Napoli, le repubbliche marinare di Gaeta, Amalfi, il Ducato di Roma, o "ducato romano", dai confini incerti) mentre altri restarono sotto il governo dell'Impero d’Oriente (Esarcato di Ravenna, Thema di Sicilia, che comprendeva il Ducato di Calabria).

Il ducato bizantino

Il ducato di Calabria tra il 533 e il 600.

I themata nel 717.

Il thema di Calabria intorno alla metà del IX secolo.

Il ducato di Calabria sorge dunque nel VI secolo aggregando la regione del Brutium, cioè l'odierna area cosentina, con le terre ancora possedute nel Salento (la Calabria dei Romani) i cui confini settentrionali sarebbe stati costituiti dal cosiddetto "Limitone dei greci", una sorta di muraglia difensiva costruita a salvaguardia del territorio dalla minaccia dei longobardi. Il nome Calabria (che in origine designava la penisola salentina) cominciava così a essere utilizzato per designare il Bruzio, mentre il Salento prendeva il nome di Terra d'Otranto, progressivamente conquistato dai Longobardi.

Tra VIII e IX secolo i possedimenti in Italia dell'impero bizantino si riducono progressivamente al solo ducato di Calabria, che comprende, da una parte la Calabria a sud della valle del Crati, e dall'altra Gallipoli e Otranto sulla fascia costiera pugliese. Nel 753 infatti il sovrano dei longobardi Astolfo, annette alle proprie competenze diversi territori bizantini, mentre Reggio con buona parte della Calabria restano sotto l'amministrazione di Bisanzio.

Nel corso dell'VIII secolo Reggio assurge a sede episcopale della Calabria bizantina. Nel 732-733 l'imperatore Leone III trasferisce le diocesi del thema di Sicilia, nell'ambito delle lotte iconoclaste e in conseguenza delle decisioni del concilio in Trullo, dall'obbedienza papale a quella del Patriarca di Costantinopoli; le sedi del nord della Calabria, all'epoca in mano longobarde, mantengono i legami con Roma.[1]

Verso l'inizio del IX secolo la Calabria bizantina comprende il territorio che va da Reggio Calabria a Rossano, con capitale Reggio; mentre la rimanente parte settentrionale viene conquistata dal duca di Benevento Romualdo I intorno al 671[2]. Il ducato, formalmente parte del regno longobardo d'Italia fin dalla fine del VI secolo, si estende da Cosenza a Chieti. La Calabria longobarda viene divisa nei gastaldati di Cosenza, Cassano all'Ionio e Laino che nell'849 alla spartizione del ducato entrano a far parte del principato di Salerno.

L'imperatore d'oriente Basilio I (867-886) fa di Reggio la "metropoli dei possessi bizantini dell'Italia meridionale". Intorno all'892, venne poi fondato il Thema di Langobardia, per cui i territori bizantini dell'Italia meridionale furono divisi in due themata:

  1. Thema di Langobardia, che comprendeva la Terra d'Otranto, con capitale Bari;

  2. Thema di Sicilia, che comprendeva il ducato di Calabria, con capitale Reggio.

La lunga contesa tra arabi e bizantini

Nell'827, con lo sbarco arabo a Mazara, la Sicilia nell'arco di cinquant'anni divenne provincia musulmana e il dominio bizantino nell'Italia meridionale fu sempre in una situazione di incertezza. Anche il ducato di Calabria risentì di questa nuova situazione: gruppi di Saraceni infatti si insediarono tra l'840 e l'842 nelle città di Taranto e Bari da cui partirono scorrerie dirette verso la Calabria[3]. La situazione divenne ancor più precaria quando Tropea, Amantea e Santa Severina furono occupate dai Saraceni; un'armata greca sbarcata presso capo Colonna nell'880 riconquistò comunque la Sila, la Calabria settentrionale e la Lucania orientale fino a Taranto[3], le città occupate dai saraceni vengono invece riconquistate dal generale Niceforo Foca il vecchio nell'885.[3][4] Le conquiste del generale spostarono anche il confine longobardo-bizantino a nord della valle del Crati, in conseguenza di ciò vescovi ortodossi vengono insediati a Cosenza e a Bisignano e una nuova diocesi viene creata a Cassano all'Ionio. Nel 902 Abû el'-Abbâs (conosciuto anche come Ibrahim II ibn Ahmad), emiro d'Africa, dopo aver assoggettato Taormina conquista Reggio. L'obiettivo dell'emiro, conquistare tutto il meridione, svanisce con la morte dello stesso avvenuta pochi mesi dopo durante l'assedio di Cosenza.[5] Segue un decennio di calma, interrotto nel 918 dalla presa di Reggio Calabria, da quest'anno lo stratego Eustazio si accorda con l'emirato siciliano per il pagamento di un tributo di 22.000 nomismata in cambio della pace[6]. Questo periodo segna comunque l'inizio di un lungo avvicendarsi di Arabi e Bizantini nel contendersi Reggio e i territori del ducato di Calabria.

Il successore di Eustazio, Giovanni Muzalon (conosciuto anche come Byzalon), trovò la morte in un periodo successivo all'ascesa al trono di Romano I Lecapeno, nel 920 o nel 921-922, a causa di una rivolta (o congiura) causata con tutta probabilità della forte pressione fiscale; un'altra ipotesi è che fu ucciso in quanto progettava di ribellarsi al basileus in accordo con gli arabi.[7] Nel 924 il tributo all'emirato fu ridotto della metà grazie all'intervento dell'imperatore. Nel 922, approfittando della mancanza di truppe impegnate in Armenia e nella difesa di Costantinopoli dall'assedio dello Zar Simeone I di Bulgaria, viene assediata e conquistata Sant'Agata, una delle fortezze pre-aspromontane che contornavano Reggio[8]. Nel 929-930 l'eunuco slavo Sâbir effettuata delle scorrerie sulle coste calabresi e pugliesi[9]. Nel 926 il principe di Salerno Guaimario II, in alleanza con il cugino Landolfo III di Capua tentò di conquistare i domini bizantini attaccando il nord della regione ma fu sconfitto, insieme ai suoi alleati, definitivamente nel 930 forse anche grazie all'intervento dei saraceni alleati questa volta degli imperiali.[9] Nel 934, dopo la morte del califfo fatimida al-Madhî le città calabresi cessano di pagare il tributo. Nel 947 la Sicilia, precedentemente in rivolta, è di nuovo pacificata e il nuovo emiro kalbita Ḥasan b. ʿAlī al-Kalbī richiede il ripristino del tributo, rifiutato però dalle autorità bizantine che si preparano di conseguenza alla guerra. L'emiro reagisce e nel 951 attraversa lo stretto e occupa la città di Reggio abbandonata dai suoi abitanti, quindi prosegue verso Gerace che viene assediata e da cui ottiene il pagamento del tributo. La stessa situazione, dopo una serie di marce con cui viene raggiunto il Crati, si ripete per Cassano[10]. Solo nella primavera del 952 le truppe dei themata di Calabria e Longobardia, guidate dai rispettivi strateghi Pascalio e dal patrizio Malakinos, si scontrano con i saraceni, nei pressi di Gerace, venendo clamorosamente sconfitte[10]. Viene quindi stipulato nel 955-956, dal nuovo stratego di Calabria e Longobardia Mariano Argiro, un trattato di pace che prevede il ripristino del tributo e la costruzione, per la prima volta, di una moschea a Reggio con diritto di asilo per i musulmani. Comunque il trattato non fece terminare le incursioni saracene, anzi l'anno successivo lo stratego dovette fuggire dinanzi alle truppe congiunte di al-Kalbī e del fratello Ammâr[10]. La moschea venne comunque distrutta dal protocarabos Basilio nel 956-958 durante una spedizione marittima contro gli arabi siciliani.[11]

Il thema

Mappa del thema nell'XI secolo

Nel periodo che va dal 938 al 956 il ducato viene elevato a thema, andando a sostituire il thema di Sikelia (o Sicilia, ormai completamente dominata dagli Arabi); la capitale del thema rimane Reggio[12]. Il thema risulta diviso in tre turme a loro volta suddivise in bande o drunghi: solo una delle turme è stata identificata con precisione, si tratta di quella detta delle Saline (coincidente in parte con l'odierna piana di Gioia Tauro), avente come capoluogo la città di Sant'Agata (attuale Oppido Mamertina) fondata nel 1044[13].

Nel 965 scoppia una violenta insurrezione a Rossano in risposta alla pretesa dello stratego Niceforo Hexakionites di arruolare i rossanesi sulle navi chelandie; la popolazione viene perdonata per l'intervento di San Nilo e in cambio del pagamento di un tributo di cinquecento nomismata[14].

Nel 975 il thema di Calabria viene aggregato a quelli di Langobardia e Lucania per formare il Catepanato d'Italia; nello stesso anno ed anche nel 978-981 l'emiro di Sicilia Abul-el-Qâsim saccheggia Reggio, Sant'Agata ed altri territori calabresi e pugliesi. In particolare a Sud della capitale, nella zona Macellari, non potendo logisticamente imbarcare sulle navi dei capi bovini eccedenti alle possibilità, i Saraceni ne "macellano" una gran quantità dando origine al toponimo del luogo. In risposta a queste incursioni interviene questa volta l'imperatore del Sacro Romano Impero Ottone II, a cui i bizantini non si oppongono attivamente, che viene però sconfitto nella battaglia di Capo Colonna.[15]

Nel 986 gli arabi saccheggiano Gerace continuando l'avanzata verso nord, raggiunta Cosenza ne distruggono le mura ed entrano in Lucania e Puglia. Nel 1006 nella zona di mare antistante Reggio avviene una battaglia navale che vede vincitori i bizantini, ma nel 1009 i saraceni rioccupano Cosenza mentre nel 1020 fu la volta di Bisignano, soltanto Rossano in questo periodo riesce a resistere agli invasori[16].

Nel 1025 è presente a Reggio un esercito bizantino comandato dal ciambellano Oreste nelle cui file militano truppe del thema di Macedonia e mercenari stranieri da usare per la conquista della Sicilia, ma la spedizione si risolve in un fallimento[17]. Nel 1029 il catapano Cristoforo Burgaris viene sconfitto nelle vicinanze di Reggio ad opera degli arabi e in seguito, nel 1031, viene occupata Cassano dove viene sconfitto anche il catepano Poto Argiro[18]. Solo lo scoppio di una guerra civile nell'emirato siciliano provoca la fine, definitiva, delle scorrerie provenienti dalla Sicilia[19].

Nel 1037 a Reggio il catapano Costantino Opo mobilita l'armata bizantina per aiutare l'emiro di Sicilia Ahmad al-Ahkal nella sua lotta contro il fratello Abu Hafs. Inizialmente riporta numerose vittorie ma desiste dall'impresa e ritorna sul continente con quindicimila cristiani, liberati o riscattati[20].

Cronotassi degli strateghi

Il ducato normanno

Giorgio Maniace parte da Reggio e sbarca in Sicilia.

Nel 1039 Guaimario IV, principe di Salerno e alleato bizantino, manda i cavalieri normanni guidati da Guglielmo d'Altavilla a Reggio. Qui si uniscono all'esercito del Catepano d'Italia Giorgio Maniace, composto anche da truppe italiane e longobarde che salpa da Reggio e conquista una dozzina di città siciliane tra cui Siracusa. L'esercito è anche appoggiato da una flotta al comando del cognato dell'imperatore Michele IV il patrizio Stefano[20].

Negli anni intorno al 1050 Roberto il Guiscardo giunge in Calabria, dove inizia a effettuare delle scorrerie; nel 1052 i normanni escono vincitori da uno scontro con le truppe imperiali nelle vicinanze di Crotone. Roberto, raggiunto dal fratello Ruggero, inizia dal 1056 un sistematico piano di conquista della regione[21]. Successivamente conquista Catanzaro e mette a ferro e a fuoco la provincia reggina, ma non riesce a conquistare la città. Torna nel 1059 e insieme al fratello assedia Reggio, che cede a patto che i due funzionari bizantini più importanti siano lasciati liberi di andarsene, cosa che Roberto accetta[22]: i fuoriusciti da Reggio si stabiliscono prima nel castello di Squillace, che viene assediato da Ruggero per cui i soldati bizantini si imbarcano con il favore della notte verso Costantinopoli, dopodiché la città si arrende al normanno. Con la caduta di Reggio, il Guiscardo viene proclamato ufficialmente duca, titolo confermato ad agosto da Papa Niccolò II a Melfi che nomina Roberto duca di Puglia, Calabria e Sicilia[23].

L'anno 1061 sancisce che la Calabria è dei Normanni, suddivisa tra Roberto, Duca di Calabria, e Ruggero, Conte di Calabria. Il dominio viene esteso alle Puglie e da questo momento ha termine ogni pertinenza bizantina.

  • Roberto conferma in Reggio la capitale del suo Ducato di Calabria, restaura la città, la fortifica e ne espande la cinta muraria rendendola prosperosa sede del giustizierato di Calabria;

  • Ruggero è Conte di Calabria, dunque vassallo del fratello Roberto, con sede in Mileto che acquisisce il Vescovado di Vibo e Tauriana (oggi frazione di Palmi).

I territori normanni in Europa.

Nello stesso anno il Saraceno Betameno, cacciato da Catania, si rifugia a Reggio chiedendo aiuto ai Normanni, mentre alcuni capi messinesi cedono la loro città ai Normanni.

Per evitare futuri problemi bellici con i bizantini in Calabria, nel 1081 Roberto attacca Costantinopoli ma vi trova la morte (1085). Gli succede il figlio Ruggero al quale spetta l'amministrazione di Reggio, che rimane capitale e sede del Ducato di Calabria.

Nel 1088 il Saraceno Bonavert di Siracusa sbarca a Reggio distruggendo il monastero di San Nicolò sulla Punta Calamizzi e la chiesa di San Giorgio danneggiando le effigi dei Santi, ma Ruggero contrattacca ed insegue Bonavert, lo uccide in battaglia e conquista Siracusa. Per questa vittoria i reggini adottano San Giorgio a loro protettore, si dice infatti che Ruggero sarebbe stato assistito dal Santo contro Bonavert.

Dopo qualche anno il Duca Ruggero e il Papa Urbano II convincono Bruno di Colonia ad accettare la cattedra vescovile di Reggio (nel 1090 i canonici della città eleggono Bruno arcivescovo), ma più tardi egli depone la mitria per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine.

Nel 1121 nascono ostilità fra Ruggero II conte di Sicilia e il cugino Guglielmo, nuovo duca di Calabria; lo scontro viene risolto solo con l'intervento di papa Callisto II, che riesce a pacificare i due rivali facendoli giungere ad un accordo, secondo cui il conte di Sicilia procura al cugino uno squadrone di cavalieri con cui reprimere la rivolta del barone Giordano di Ariano. In cambio, Guglielmo abbandona i propri possedimenti in Sicilia e Calabria. Ruggero II, già principe di Salerno, si reca a Reggio e viene riconosciuto duca di Calabria e di Puglia, Conte di Sicilia con dominio su Amalfi e Gaeta, su parte di Napoli, su Taranto, Capua e Abruzzi.

Nel 1131 Ruggero II viene incoronato Re di Sicilia e trasferisce la sua sede da Reggio a Palermo. Nella riorganizzazione del Regno voluta dal re Ruggero nel 1147 la Calabria viene divisa in due Giustizierati entrambi dipendenti da un Maestro Giustiziere:

  • Calabria, con capitale Reggio;

  • Val di Crati (o Terra Giordana), con capitale Cosenza.

Gli angioini e gli aragonesi

Sotto il dominio prima degli Angioini e quindi degli Aragonesi il ducato di Calabria eredita la suddivisione precedente nelle due province:

In entrambe le province si distinguevano terre e città feudali (tra queste Catanzaro, Crotone, Squillace) e terre demaniali.

Nel 1307 Carlo II d'Angiò concesse al figlio Roberto il titolo di duca di Calabria e da allora tale titolo venne solitamente assunto da tutti i successivi eredi al trono. Il ducato forniva ai principi abbondanti entrate per la loro corte e spesso accadeva che fosse governato da un viceré.

Città demaniali, ossia in diretto possesso del sovrano, furono Reggio, Cosenza e Castrovillari, compresi i loro casali: in esse il re era rappresentato da un "capitano della rocca" e si eleggevano sindaci e magistrati.

Sotto l'aspetto politico la Calabria si andava assestando, anche se nel 1313 Reggio accolse Federico III di Sicilia, sbarcato in armi e nel 1319 si ribellava ancora al re di Napoli.



ELENCO DEI SOVRANI BORBONE DELLE DUE SICILIE



Il seguente è un elenco cronologico dei monarchi del Regno delle Due Sicilie dall'unificazione dei regni di Napoli e di Sicilia all'unità d'Italia.

Dopo la caduta di Napoleone e la fine del Regno di Napoli napoleonico nel 1815, si ebbe il periodo detto Restaurazione in cui molte famiglie detronizzate dagli effetti della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche tornarono sul trono, tra queste anche ai Borbone delle Due Sicilie, che erano rimasti a regnare in Sicilia, fu concesso di tornare a regnare anche sul regno di Napoli. Nel dicembre 1816 fu proclamato il Regno delle Due Sicilie, derivante dalla fusione dei due stati precedenti. Per sancire l'unione definitiva dei due regni il re Ferdinando IV di Napoli (e III di Sicilia) scelse di farsi chiamare Ferdinando I delle Due Sicilie. Anche il nome della casata reale venne emendato per riflettere il cambiamento.

Anche se il Regno delle Due Sicilie nacque solo nel XIX secolo, dopo il Congresso di Vienna nel 1814-15 e degli editti del re borbonico Ferdinando IV, le cosiddette "Due Sicilie" (la "Sicilia Ulteriore", ovvero il Regno di Sicilia propriamente detto, e la "Sicilia Citeriore", nota informalmente come Regno di Napoli e comprendente tutto il Mezzogiorno) erano già state unite in periodi diversi sotto lo stesso sovrano, pur conservando diverse amministrazioni (in maniera simile ai sovrani inglesi della Casa Stuart, duplicemente Re d'Inghilterra e di Scozia).



Borbone delle Due Sicilie

Sovrano

Stemma

Regno

Matrimonio
Discendenza

Diritto di successione

N.


Precedenti al Trattato di Casalanza

Vedi Sovrani di Napoli, Sovrani di Sicilia

Ferdinando I
(1751–1825)

Ferdinand i twosicilies.jpg

Great Royal Arms of theTwo Sicilies.svg

12 dicembre 1816

(1) Maria Carolina d'Austria
2 figli e 5 figlie superstiti
(2)
Lucia Migliaccio (morganatica)
Nessuno

Figlio di Carlo VII
(Erede designato di Napoli e Sicilia)
fino al 1816
Ferdinando IV (Napoli) & III (Sicilia)

[1]


4 gennaio 1825


Francesco I
(1777–1830)

Francis1januarius.jpg

Great Royal Arms of theTwo Sicilies.svg

4 gennaio 1825

(1) Maria Clementina d'Austria
1 figlia superstite
(2)
Maria Isabella di Spagna
6 figli, 6 figlie

Figlio di Ferdinando I
(Prossimità di sangue)

[2]


8 novembre 1830


Ferdinando II
(1810–1859)

Great Royal Arms of theTwo Sicilies.svg

8 novembre 1830

(1) Maria Cristina di Savoia
1 figlio
(2)
Maria Teresa d'Austria
5 figli e 4 figlie superstiti

Figlio di Francesco I
(Primogenitura maschile)

[3]


22 maggio 1859


Francesco II
(1836–1894)

Francesco II of the Two Sicilies.JPG

Great Royal Arms of theTwo Sicilies.svg

22 maggio 1859

Maria Sofia di Baviera
1 figlia

Figlio di Ferdinando II
(Primogenitura maschile)

[4]


13 febbraio 1861




In seguito all'impresa dei Mille il Regno delle Due Sicilie venne annesso al neonato Regno d'Italia, con due plebisciti, nel 1861.


Leggi di successione che regolano la Casa Borbone Due Sicilie e la loro dinastia



La Costituzione del Regno delle Due Sicilie promulgata da re Ferdinando II con l'atto sovrano del 10 gennaio 1848, ripristinata da re Francesco II con Real Proclama del 28 giugno 1860, all'articolo 70 espressamente recitava: “L'atto solenne per l'ordine di successione alla corone dell'Augusto Re Carlo III del 6 di ottobre 1759, confermato dall'Augusto Re Ferdinando I nell'articolo 5 della legge degli 8 di dicembre 1816, gli atti sovrani del 7 di aprile 1829, del 12 di marzo 1836, e tutti gli atti relativi alla Real Famiglia rimangono in pieno vigore. Pertanto tale articolo 70 sintetizzò e riconfermò quale fosse il “corpus” delle Leggi dinastiche borboniche (comprendenti sia quelle della Real Casa vera e propria, sia quelle della dinastia, con la successione al Trono), ovvero: la detta Prammatica del 1759, l'articolo 5 della Legge dell'8 dicembre 1816 (Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie), l'atto sovrano del 7 aprile 1829, e l'atto sovrano n. 3331 del 12 marzo 1836.

Nella detta Prammatica del 1759 la successione dinastica venne stabilita quindi secondo i seguenti quattro punti fondamentali:

  • 1) discendenti maschi di Ferdinando (il futuro Ferdinando I Re del regno delle Due Sicilie);

  • 2) in mancanza di discendenti maschi di Ferdinando, la successione deve passare attraverso ognuno degli altri figli ultrogeniti di Carlo di Borbone, secondo la linea (ovvero i principi Gabriele, la cui discendenza è esclusa dalla R. Casa, Antonio e Francesco Saverio, che però non ebbero discendenti);

  • 3) mancando gli eredi maschi la successione deve passare all'erede femmina più vicina all'ultimo Re (o suo erede);

  • 4) nel caso in cui mancasse anche l'erede femminile, la successione deve passare agli eredi dei fratelli di Carlo di Borbone, padre di Ferdinando, ovvero alla discendenza dell'Infante don Filippo, Duca di Parma o, mancando questi, l'Infante Don Luigi Antonio (1727-1785) (la cui discendenza si estinse). Ma se il Re di Spagna o il Principe delle Asturie, suo erede diretto alla Corona di Spagna, avesse ereditato la sovranità italiana, doveva immediatamente rinunciarvi in favore del prossimo Principe in linea di successione.

L'articolo 5 della Legge dell'8 dicembre 1816 (Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie), voluta da re Ferdinando I, aveva confermato semplicemente la citata Prammatica, recitando infatti: “La successione nel regno delle Due Sicilie sarà perpetuamente regolata colla legge del nostro augusto genitore Carlo III, promulgata in Napoli nel dì 6 di ottobre 1759.” L'atto sovrano del 7 aprile 1829, al primo comma, invece, fu quello in cui Francesco I prescrisse formalmente come: “Nel Regno delle Due Sicilie i figliuoli e le figliuole del Re, i suoi nipoti e pronipoti dell'uno e dell'altro sesso discendenti da maschio, e finalmente le sorelle, gli zii, e le zie del Re, avranno bisogno del precedente sovrano beneplacito per contrarre matrimonio, qualunque fosse la loro età. Il difetto del sovrano beneplacito renderà il matrimonio non produttivo di effetti politici e civili”, mentre con l'atto sovrano n. 3331 del 12 marzo 1836, al secondo comma, il re Ferdinando II precisò che: “Non saranno considerati legittimi e capaci di produrre effetti politici e civili i matrimoni de'componenti della Real Famiglia che non sieno preceduti da un nostro beneplacito da accordarsi loro in forma di decreto”. Quindi i matrimoni dei Principi privi di tali assensi matrimoniali erano e sono privi di diritti dinastici.

Inoltre bisogna aggiungere che titoli della R. Casa delle Due Sicilie vennero regolati dall'Atto Sovrano n. 594 del 4 gennaio 1817 con il quale Re Ferdinando I delle Due Sicilie stabilì i titoli dinastici per i Principi Reali delle Due Sicilie, stabilendo espressamente che i predetti titoli: “.... saranno trasmissibili ai loro figliuoli primogeniti (degli originari concessionari, n.d.r.), ciascuno nella propria linea, ed a tutti i loro discendenti, di maschio in maschio, colla inalterabile prerogativa del sesso e del grado; di modo che se del caso non avessero figli maschi o che la loro discendenza di maschi discendenti de' maschi venga a cessare, neanche le figliuole primogenite possano portare alcuni dei titoli anzidetti, ma resterà estinto nella persona dell'ultimo maschio discendente, e tornerà a disposizione del Sovrano che si troverà allora sul Trono”. Infine Re Francesco II, in data 18 novembre 1887, riconfermò che il titolo di “Duca di Calabria” , quello di “Duca di Noto” e quello di “Duca di Castro” non sarebbero mai stati da intendersi come titoli trasmissibili per primogenitura di sangue, ma come distintivi rispettivamente del Capo della Nostra Reale Famiglia delle Due Sicilie, del suo successore immediato quale Capo della Famiglia, e del figliuolo primogenito di quest'ultimo, o di chi ne terrà il luogo quale presunto futuro Capo della famiglia.

In sintesi, possiamo quindi indicare come la successione al Trono della Dinastia del Regno delle due Sicilie è articolata in: I) ordine di successione al trono (che abbiamo visto); II) divieto di successione in favore di un Re di Spagna o di un Principe delle Asturie (erede al trono spagnolo) che sia già tale o che tale debba essere dichiarato (ovvero che sia già sul trono spagnolo, che debba essere incoronato) obbligo di ottenere il sovrano beneplacito per contrarre matrimonio, per tutti i figli del Re, i suoi nipoti e pronipoti dell'uno e dell'altro sesso discendenti da maschio, e finalmente le sorelle, gli zii, e le zie del Re; IV) obbligo di rispettare i titoli dinastici.



I regnanti (1816-1861)

Ferdinando I delle Due Sicilie (1816-1825) già Ferdinando IV di Napoli (1759-1806 e 1815-1816) e Ferdinando III di Sicilia (1759-1816)

I pretendenti al trono (1861-1960)

In seguito al Risorgimento, il Regno delle Due Sicilie fu annesso ai domini sabaudi e, quindi, al Regno d'Italia. Nonostante ciò, la Casa di Borbone non rinunciò al diritto di pretensione.

Immagine

Nome

Nascita

Morte

Pretensione

Relazione con il predecessore

Francesco II of the Two Sicilies.JPG

Francesco II
Già
Re del Regno delle Due Sicilie dal 1859

16 gennaio 1836

27 dicembre 1894

13 febbraio 1861
al
27 dicembre 1894


S.A.R. il Conte di Caserta.jpg

Alfonso

28 marzo 1841

26 maggio 1934

27 dicembre 1894
al
26 maggio 1934

Fratellastro

Ferdinando Pius.jpg

Ferdinando Pio

25 luglio 1869

7 gennaio 1960

26 maggio 1934
al
7 gennaio 1960

Figlio

Pretendenti al trono oggi

Di diritto il pretendente al trono delle due Sicilie è il ramo cosiddetto spagnolo, di cui il capo della Casa è S.A.R. Pietro di Borbone delle due Sicilie.

Infatti egli è in linea con le secolari leggi di successione di Casa Borbone due Sicilie, e col codice legislativo dell'ex Regno delle Due Sicilie, che privilegiano unicamente la linea maschile, rispetto altre linee che hanno invece solo eredi femmine.

La posizione del ramo cosiddetto spagnolo è infatti sostenuta dalla monarchia spagnola, da S.M. Felipe VI (attuale re di Spagna), cugino dei principi Borbone Due Sicilie, da Costantino II di Grecia e da Simeone II di Bulgaria, dopo la pronuncia unanime di una commissione di Stato che, avendolo riconosciuto nel 1983 come Capo della Casa, lo ha nominato Infante di Spagna e Cavaliere del Toson d'Oro.

Altri autorevoli pareri internazionali in linea con il Consiglio di Stato del Regno di Spagna sono stati espressi in quattro rapporti pubblicati, sempre in Spagna, dal Ministero della Giustizia, dalla Real Academia de Jurisprudencia y Legislación, dall’Istituto Salazar y Castro del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche e dal Ministero degli Affari Esteri.





Pretendenti Borbone Due Sicilie



Immagine

Nome

Nascita

Morte

Pretensione

Relazione con il predecessore

Infante Alfonso de Borbon.png

Alfonso Maria

30 novembre 1901

3 febbraio 1964

7 gennaio 1960
al
3 febbraio 1964

Nipote di Ferdinando Pio (figlio del fratello Carlo Tancredi)

Calabria-Barcelona.jpg

Carlo Maria

16 gennaio 1938

5 ottobre 2015

3 febbraio 1964
al
5 ottobre 2015

Figlio

Pedro di Calabria (http---www.newtuscia.it-2018-04-06-visita-viterbo-caprarola-del-principe-pedro-borbone-gran-maestro-dellordine-costantiniano-s-giorgio-).jpg

Pietro

16 ottobre 1968

Vivente

5 ottobre 2015
al
attuale

Figlio





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